Raccogliere legnetti per la stufa, lasciar correre il cane.
Imbrattarmi gli stivali di fango, riempire le tasche dei bimbi di ghiande e un sacchetto di pigne.
Tagliare un rametto di pino verde che sappia di resina, che quello sulla capanna nel presepe s'è già afflosciato.
Farmi seguire dalla gatta finché ne ha voglia (sì, abbiamo una gatta. È mezza selvatica, una vera stronza. Vive solo nel giardinetto davanti e Arturazzo la tollera. No ok: la subisce. Sono riuscita a farla operare e ora si lascia accarezzare. Quando esco a piedi, mi segue finché ne ha voglia).
Ho impacchettato i regali, non moltissimi.
La cosa più bella è stata andare nella mia libreria preferita e prenderli lì quasi tutti.
Cucinerò qualcosa, non moltissimo.
Voglio dei giorni normali, ma senza lavoro o quasi e con tanto, tantissimo di Lui.
Voglio amare, rispettare, voglio benvolere tutto quello che sto costruendo riga su riga, pigna su pigna, notte su notte, corpo su corpo.