30 giugno 2014

Quella che sta nella stanza e mi guarda.

I bambini sono da mia madre.
Per i prossimi due mesi passeranno lì metà della settimana per consentirmi di lavorare, e prima del fine settimana me li riprenderò e porterò a casa.
Oggi mia madre è caduta con in braccio Nina e per salvarla ha fatto una mossa karateka avvoltolandosi e sbucciandosi gomito e fianchi. La colpa era di Magù e del suo brutto vizio d'infilarsi sempre tra le gambe e pestare i piedi, cosa particolarmente fastidiosa d'estate coi sandali.
Mi chiamano 3 volte al giorno.
Di solito mia madre urla nella cornetta, lui pure ma in sottofondo, e lei si sta lanciando da qualche punto molto alto e molto pericoloso.
O anche: mia madre urla e loro due si pestano a sangue.
O anche: mia madre urla, lui parla da solo nel suo mondo parallelo in cui vivono lui, la lente d'ingrandimento e un qualsivoglia insetto, lei sta arpionando un cane di passaggio e cercando di cavalcarlo.
Insomma io sto proprio tranquilla: serena, ecco.
Però mi piacciono queste loro estati.
Che sono proprio culo e camicia, dormono tutti e tre abbracciati sul copriletto di lino, fanno il pesto col basilico dell'orto, vanno a recuperare i cani in paese, cascano per terra e poi in fila alla cassa comprano caramelle gommose altamente chimiche.

Le maestre mi hanno detto che lui è un timido, che ha l'atteggiamento tipico dei timidi. Che quando si arrabbia trattiene le lacrime e incrocia le braccia. Che all'inizio entrava, si sedeva in un angolo, apriva un libro e spariva -puf- inghiottito nel suo mondo.
Ma che si sta aprendo, piano piano. Che ora entra e saluta, racconta qualcosina di sé e un giorno ha voluto cantare palloncino blu tutto da solo al centro della stanza e allora gli hanno fatto un grande applauso.
Io gli ho detto che è un po' nevrotico,  a casa. Loro mi hanno detto di rispettarlo, di accettarlo.
Mi hanno anche detto di aspettarlo - che mi è sembrato molto bello, come concetto.
Lui mi bacia e mi lecca, dice che sono buonissima e che so di fragola.

Nina cammina tra le gambe dei cavalli e non ha paura di niente.
Nina corre veloce.
A Nina piacciono le macchinine e andare sulle moto, però quando accudisce le sue 3 bambole - che di nome fanno tutte Maria - fa quel movimento lì, con la testa, inclinandola di lato e sussurrando una canzoncina. Quel movimento che a lui non ho mai visto fare e che non so - ecco - a me in quel momento Nina mi commuove.

Io lavoro, faccio l'orto, uso canottiere intime come magliette e attendo fiduciosa che l'armadio provveda da solo al cambio dei panni.
Ho sempre poco tempo, e troppo bisogno di scrivere.
E' che quando scrivo mi sento viva.
Non è che non mi senta viva facendo l'orto, o giocando coi miei figli.
In tantissimi momenti mi sono sentita viva.
Quando due anni fa lei usciva da me, mentre urlavo e pensavo di morire mi sono sentita vivissima, mai così -letteralmente- attaccata alla vita. Ed ero corpo e anima insieme, e debole e impotente e invincibile allo stesso tempo.
Ma questa vita qui che sento, mentre scrivo, è una vita diversa.
E' come una stanza dentro di me in cui c'è una me che lì ci sta sempre, mentre l'altra me di fuori lavora, cucina, culla, fa lavatrici, fa l'amore, si spinzetta allo specchio, piange, zappetta l'orto.
Questa me che invece sta sempre nella stanza in silenzio e mi guarda io la ritrovo quando scrivo, e allora è come quando hai un'amica che vive lontano e non vedi spesso ma se v'incontrate il tempo è come se non fosse mai passato -presente, no?- e non avete bisogno di raccontarvi i massimi sistemi -no, perché già sapete tutto: parlate del più e del meno, prendete un caffè, vi fate confidenze, ridete come sceme. Ridete tanto.
Una di quelle persone che mentre girate il cucchiaino nelle tazzine alzate gli occhi contemporaneamente e poi sorridete.
Perché vi siete riconosciute, siete voi, e siete vive.





24 giugno 2014

Sono tornata e spelo pomodori.

Breve sunto degli ultimi 15 giorni.

- siamo partiti per le vacanze.
- la prima sera mi hanno rubato il cellulare.
- ciò ha fatto sì che non abbia potuto postare piedi abbronzati in ammollo e schiene di bambini impanati ogni 3-4 ore. Siete disperati, immagino.
- hanno ritrovato il mio cellulare, dopo una settimana e a 400 km da dove mi trovavo.
- lui ha preso l'otite, la febbre e l'antibiotico, io sinusite e mal di gola.
- quello piccolo ha fatto amicizia con un seienne di Avellino cui l'eterno mocciolo da troll di Nina causava inesauribile ansia e turbamento:

"Mi scusi, signò, la piccola tiene 'o moccolo."
" Sì lo so."
"E' giallo, e grosso."
"Lo so, un attimo."
"Tiene moccioli molto grandi, 'sta piccolina."
"Dio che ansia, ma non stavi facendo il castello?"
"Eccone un altro, dall'altra narice!"
"Qualcuno me lo porti via."

- quello piccolo è stato oltremodo molesto, capriccioso, villano e lagnoso. I figli degli altri -manco a dirlo- mi sembravano cresciuti a pane e Montessori. Ho meditato e minacciato di riportarlo a casa, toglierli i cartoni serali, toglierli il gelato pomeridiano, toglierli il piatto se non finiva almeno 3 forchettate, toglierli varie ed eventuali.
Francamente, solo a sentire la mia stessa voce che ripeteva sempre le stesse cose, mi sono sfracassata i maroni da sola.

- Nina ha fatto polpette, gran dormite, furoreggiato alla baby dance, mangiato sabbia e temo assaggiato il cadavere di un granchio.

- ho recuperato (culo) il mio cellulare dopo 15 giorni. Dopo 15 minuti ero già connessa. Constatato che non ero guarita.

Nel frattempo il mio orto è diventato una selva, la vite del canada ha invaso il vialetto, i pomodori sono verdi, le lucciole brillano sulla collina, il rampicante sul terrazzo ha fiori a campana color salmone e io sono a casa.